Dopo 40 anni dalla sua apertura a causa dei lavori in corso nell’alveo del Fiume lo storico “No Kill Burano” il primo nato nelle Marche, chiude a tempo indeterminato per mancanza di acqua e pesci.
Nonostante il Fiume ricada all’interno dei siti Natura 2000, nessuno ha impedito alla Ditta esecutrice dei lavori di stravolgere il corso del fiume creando un vero e proprio canale che parte dall’abitato di Cantiano fino al Ponte Romano quasi al confine con il Comune di Cagli.
Ci chiediamo come Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività subacquee, in possesso della gestione partecipata del tratto, se nell’esecuzione dei lavori ci sia stato un progetto da seguire, oppure è stata lasciata carta bianca ai conducenti delle macchine operatrici per realizzare lo scempio al quale assistiamo e che ci porteremo con noi nei prossimi anni.
Senza più vegetazione sulle sponde, senza più buche profonde e i pesci spostati a valle per permettere lo svolgimento dei lavori, non ci sono più le condizioni per la pesca sportiva che era limitata alla “pesca a mosca”, tecnica che permette il rilascio immediato delle prede catturate.
Si chiude quindi un capitolo che aveva portato Cantiano ad essere una delle mete storiche dei pesca sportivi e meta turistica per tantissimi appassionati fin dagli anni ’80, portando nel piccolo Comune anche benefici per bar e ristoranti locali.
Per motivi legati alla conservazione dell’ecosistema, negli ultimi anni abbiamo assistito al divieto di immettere la trota fario che in queste acque viveva da centinaia di anni, al rinnovo dei piani di gestione Natura 2000 che insistono sul fiume, ma nulla ha vietato agli escavatori di entrare in alveo e distruggere l’ambiente.
Ora l’acqua in gran parte passa in subalveo e non ci sono le condizioni per la sopravvivenza di nessuna specie ittica. Abitanti del fiume resi inermi per la mancanza di rifugi da attacchi di Cormorani e Gazzette, specie di uccelli ittiofagi, ormai diventati stanziali.
Non vogliamo cercare responsabili o condannare qualcuno per quanto fatto, ma siamo dispiaciuti dalla leggerezza con la quale il problema post alluvione ambientale è stato affrontato, nella sua interezza. Ci sono oggi tanti mezzi e studi di architettura fluviale che avrebbero potuto essere d’aiuto, ma sono strade queste che qualcuno non ha voluto percorrere.
Per i pescatori e per chi vive il fiume Burano si è decretata la fine di un periodo storico dove nemmeno le tante leggi e i controllori che proteggono gli habitat e chi li vive, sono state capaci di salvaguardare.
LUIGI SORIANI (Presidente Regionale Fipsas)